E se le sedie fossero tre?

Roma - Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre, salutato dal suo popolo e dai potenti della Terra.

Si è definitivamente concluso il percorso terreno di Papa Francesco, che solo pochi giorni fa si era affacciato per l'ultima volta dalla Loggia della Basilica di San Pietro per la domenica di Pasqua e oggi è stato tumulato a Santa Maria Maggiore. E' stato salutato da più di 250 mila fedeli e da 170 delegazioni provenienti da ogni parte del mondo, alle quali si sono aggiunte anche 40 rappresentanze religiose.

Un Papa tanto capace di portare avanti il significato vero delle Scritture "sine glossa", come San Francesco D'Assisi predicava, si consegna dunque alla Storia che ne sta già commentando le gesta, non sempre in maniera univoca: il Pontefice vicino agli ultimi, ai poveri, un difensore strenue della pace a ogni costo, colui che disse spesso "chi sono io per giudicare", oppure il Pontefice che ha delegittimato le fondamenta organizzative della Chiesa, fatto aperture "ardite", troppo incline a quel relativismo che Papa Ratzinger osteggiava con tutte le sue forze. 

E', questo, un discorso adatto a politologi, teologi e filosofi.
Attenendosi a fatti oggettivi, è innegabile che la gente lo abbia amato, che gli ultimi si siano sentiti un po' meno tali incontrandolo, che nessuno si sia potuto opporre alle sue denunce, alle denunce sull'abominio delle guerre, con una voce più forte della sua. E come nel Medioevo, quando le persone perlopiù analfabete imparavano il Vangelo attraverso le immagini, proviamo a ricordarlo per immagini.

C'è quella delle sue scarpe, delle semplici scarpe nere usurate che ha indossato sempre e ha portato con sé nella tomba: rappresentano forse le difficoltà del nostro cammino terreno, che non per questo devono farci smettere di procedere. "Quando un giovane cammina, va tutto bene", disse una volta. 

E quella di lui che sale da solo le scalette dell'aereo con la valigetta in mano, senza bisogno di code di assistenti, una volta anche cadendo e rialzandosi. "L'importante nella vita non è non cadere, ma non rimanere caduto", disse una volta.

Ce n'è una anche di quando, prima di diventare Papa, venne fotografato in autobus a Buenos Aires, sorridente e a suo agio in mezzo a gente che a sua volta lo era. "Io pregherò per te, tu fallo per me", è il manifesto di una normalità che fa effetto ai puristi della sacralità papale ma è l'emblema di una reciprocità necessaria non solo nella fede, ma nella vita quotidiana, come a dire che non esiste una persona al mondo che, oltre ad aver bisogno di Dio, non abbia anche bisogno dei suoi fratelli e delle sue sorelle.

E poi ci sono le tanti immagini del suo funerale, della partecipazione del popolo che gli ha lanciato rose bianche, che lui ha sempre cercato e di cui si è sentito sempre parte: in vita, girando con la sua utilitaria, in morte scegliendo una tomba fuori San Pietro, decisione che nessuno aveva preso più da almeno un secolo.

C'erano pure i potenti, in effetti, alcuni dei quali nei precedenti 13 anni non erano stati quasi mai d'accordo con lui, con i suoi appelli contro "la terza guerra mondiale a pezzi": dopo aver invano pregato e invitato alla preghiera per la "martoriata Ucraina", oggi prima della Santa Messa su tutti i mezzi d'informazione è rimbalzata l'ìmmagine di Trump e Zelensky faccia a faccia, seduti uno di fronte all'altro. 

Noi abbiamo visto due uomini e due sedie: vogliamo credere che ce ne fosse un'altra, invisibile ai nostri occhi. 
In fondo, l'ultimo libro di Papa Francesco s'intitola "Spera".

Sono state innumerevoli le manifestazioni di cordoglio per la morte del Papa in tutto il mondo: la marineria sambenedettese, come tutte le marinerie d'Italia, ha voluto tributare un saluto particolare al Pontefice facendo risuonare in contemporanea tutte le sirene dei suoi pescherecci alle 9:45 di questa mattina (video in allegato).

Perché con San Benedetto e con la sua marineria, Papa Francesco aveva un rapporto particolare: si interessava ai loro problemi, apprezzava i loro sforzi soprattutto nell'impegno a rispettare l'ambiente. E li aveva di recente ringraziati per la loro lettera alla fine del lungo ricovero con la più semplice e preziosa delle parole, che spesso dimentichiamo di dire e che invece esprime tutto. La stessa che gli va detta alla fine del suo pontificato.
Grazie.

di Roberto Valeri

26/04/2025

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