Disoccupazione: cresce più tra i marchigiani che tra gli stranieri
Nel territorio italiano gli stranieri presentano tassi di disoccupazione più elevati dei propri corregionali di nazionalità italiana, ad eccezione di alcune aree del Sud come Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Quanto al confronto temporale, anche in questo caso, la tendenza è quella di un maggiore incremento del tasso di disoccupazione tra gli stranieri rispetto agli italiani; ma in alcune regioni la dinamica è opposta, come ad esempio in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Campania, Basilicata e Sardegna, dove il tasso di disoccupazione straniero sembra essere persino diminuito nell’arco di un anno. Per quanto riguarda le Marche, l'incidenza dei disoccupati stranieri nei primi tre trimestri del 2009 è pari al 10,3% contro un tasso di disoccupazione dei corregionali di nazionalità italiana pari al 5,9%. Per quanto riguarda la dinamica rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente si evidenzia come il tasso di disoccupazione sia incrementato soprattutto tra i marchigiani raggiungendo +1,9% contro un incremento dell'1,3% del tasso di disoccupazione degli stranieri nelle Marche. Lo studio evidenzia inoltre come l'incremento del tasso di disoccupazione tra i marchigiani superi persino la media nazionale che è pari a +0,7%.
Questo quanto emerge da uno studio della Fondazione Leone Moressa i cui dati per l'Abruzzo, aggiornati al terzo trimestre del 2009, sono stati elaborati dall'agenzia giornalistica Dalla A alla V.
A livello nazionale la crisi sembra aver colpito soprattutto i lavoratori stranieri: è infatti pari a +44% l’aumento del numero di disoccupati rispetto al +9,7% degli italiani. Nell’arco dell’ultimo anno è aumentata in proporzione di più la quota dei disoccupati stranieri rispetto agli occupati: nel 2009 gli stranieri rappresentano l’8,4% delle forze di lavoro, ma la loro incidenza aumenta se si considerano i disoccupati: di cento persone che cercano lavoro, quasi 12 sono straniere (contro le 9,4 dello scorso anno), mentre se si tratta degli occupati l’incidenza supera di poco l’8% (contro il 7,3% del 2008).
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di Vittorio Bellagamba
12/02/2010