Assegni e cambiali protestati diminuiscono nelle Marche
La crisi che sta colpendo il Belpaese, e non solo, si fa sentire anche nella nostra regione. I marchigiani, infatti, si rivelano sempre più cauti nel mettere mano al portafoglio. E' questo quanto emerge da un'analisi condotta dall'agenzia giornalistica Dalla A alla V su dati Unioncamere relativi all'andamento dei protesti nelle Marche nei primi dieci mesi del 2008 e dal confronto con lo stesso periodo dell'anno precedente.
Tra gennaio e ottobre il numero complessivo di assegni e cambiali protestati, infatti, è diminuito del 4% e, nello stesso periodo, anche il loro importo totale è diminuito del 3,6%. In termini monetari, quindi, le “farfalle” non onorate ammontano a circa 75milioni di euro corrispondenti ad un valore medio di 2.778milioni di euro ad effetto protestato (cambiale o assegno), a fronte degli oltre 78milioni di euro registrati nei primi dieci mesi del 2007, corrispondenti ad un valore medio di 2.765.
Disaggregando il dato a livello provinciale emerge che è Ancona prima in classifica per numero di cambiali protestate (4.855) per un importo di 12.518.837 euro (-10,8 rispetto al 2007), seguita da Ascoli Piceno con 6.202 cambiali protestate corrispondenti a quasi 12milioni di euro (7,8% rispetto al 2007), Macerata con 4.639 ovvero 8.226.121 euro(7,8% rispetto al 2007) e Pesaro-Urbino con quasi 4mila cambiali ovvero 6.686.493 in termini monetari (3,4% rispetto al 2007). Relativamente agli assegni protestati è Ascoli Piceno a detenere il primato tra le province marchigiane dove se ne registrano 1.793, seguita da Pesaro-Urbino (1.164), Ancona (1.481) e Macerata (1.177).
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Stilando un quadro a livello nazionale emerge che la crisi induce gli italiani ad essere più cauti, ma per chi si indebita senza avere fatto bene i propri conti le conseguenze si fanno più pesanti. Tra gennaio e ottobre il numero complessivo di assegni e cambiali protestate è infatti diminuito del 4,5% ma, nello stesso periodo, il loro importo totale è lievitato del 12,4%. In termini monetari, le “farfalle” non onorate ammontano a poco meno di 3,4 miliardi di euro, per un valore medio di circa 3mila euro ad effetto protestato (cambiale o assegno), a fronte dei 3 miliardi registrati nei primi dieci mesi del 2007, corrispondenti ad un valore medio di circa 2.600 euro. La riduzione nel numero e l’aumento dell’importo complessivo si registra sia per gli assegni, sia per le cambiali. Tuttavia, appena si abbandona l’algebra per analizzare i volumi in gioco, i dati fanno affiorare importanti differenze tra i due strumenti e, con esse, i contorni di una crisi che sta iniziando a far sentire le sue conseguenze sull’economia reale.
Nel caso degli assegni, il loro numero si è fortemente ridotto passando dagli oltre 457mila effetti protestati nel 2007 ai poco più di 400mila del 2008 (-11,4%). A livello complessivo, l’incremento di valore appare contenuto (+3,8%), mentre lievita significativamente il valore medio (+17,2%), passato da 2.300 a circa 5.000 euro. Ciò segnala una maggiore cautela ad esporsi tra gli operatori del mercato, ma anche un bisogno di credito in media più elevato di un anno fa.
E’ tuttavia dall’andamento delle cambiali che emerge il profilo di un Paese in crescente difficoltà, soprattutto sul fronte delle piccole imprese e delle famiglie che più diffusamente fanno ricorso al “pagherò”. Nei primi dieci mesi del 2008 il ricorso alla cambiale si è ridotto solo per le statistiche (lo 0,2% in meno), mentre l’aumento del loro importo globale ha sfiorato il 30%, quasi 300milioni di euro in più rispetto a un anno fa, con un valore medio passato da 1.500 a quasi 2.000 euro.
di Vittorio Bellagamba
28/11/2008