
La Pace è l’unica via

Papa Francesco, il Papa che “erano andati a prendere quasi alla fine del mondo” è morto. Alle 7.35 del 21 aprile 2025 si conclude la storia terrena del duecentosessantaseiesimo Papa, eletto il 13 marzo 2013.
Questo è l’annuncio diramato alle 9:47 da Sua Eminenza, il Cardinale Kevin Joseph Farrell, Camerlengo di Santa Romana Chiesa:
“Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l'anima di Papa Francesco all'infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino".
Sulla figura del primo pontefice gesuita, che però aveva scelto come nome Francesco perché non bisogna mai dimenticare i poveri, molto si scriverà: lascia una Chiesa più inclusiva, più aperta, ma anche fragile dal momento che sembra incapace, come tutte le chiese del mondo, di far sentire la voce degli ultimi degli ultimi, cioè di coloro che oltre alla povertà sono colpiti dalla devastazione di una guerra.
Se ne va senza che la “martoriata Ucraina” abbia smesso di esserlo e senza che la situazione di Gaza abbia smesso di “essere ignobile”, come ha avuto modo di dire in uno dei suoi ultimi discorsi: forse avrebbe voluto dire che gli ignobili siamo noi, quando nascondiamo l’imbarazzo per un conflitto ingiusto sotto il “tappeto” di innumerevoli scuse ipocrite, ma non l'ha fatto perché non ci vuole molto a capirlo.
Il filo conduttore della Pace è stato uno dei più importanti del suo pontificato: la sobrietà nello stile, che lo porterà a non essere seppellito a San Pietro; l’attenzione per gli ultimi, appunto; il rifiuto dei privilegi, da quando, vescovo, a Buenos Aires si spostava in autobus e in Vaticano con un’utiliaria; la denuncia delle ingiustizie e delle guerre, la promozione della fraternità tra i popoli: sono tutti corollari di questo chiaro riferimento alla Pace.
Nel corso degli anni, Papa Francesco ha rafforzato questa visione con testi fondamentali come l’enciclica Laudato si’, dedicata alla cura della casa comune (come non ricordare, parlando di ambiente, i frequenti riferimenti al lavoro della marineria sambenedettese) e Fratelli tutti, incentrata sulla fraternità universale. In ogni gesto e parola, la scelta di quel nome continuerà a raccontare una verità inconfutabile: le Scritture ci tratteggiano un mondo in cui siamo attenti ai più fragili, pronti al dialogo, felici di riconciliarci.
La pace è l’unica via, Papa Francesco l’ha detto fino all’ultimo, fino a ieri, davanti a trentacinquemila persone in Piazza San Pietro: non c’è pace senza disarmo.
L'aveva ripetuto tante volte: la fraternità è il fondamento e la via per la pace, la buona politica è al servizio della pace, la pace è cammino di speranza. Nel documento sulla Fratellanza Umana, insieme al Grande Imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyib, affermò la necessità di una cultura di tolleranza e pace, nell'enciclica "Fratelli Tutti", la fraternità e l'amicizia sociale sono definite le vie per costruire una pace duratura, il dialogo,la solidarietà e la cooperazione tra i popoli, scrisse, servono a superare le divisioni e promuovere il bene comune.
Non gli stiamo dando retta: se potesse dirci ancora qualcosa, forse sarebbe di non piangere per lui, oggi, ma per la nostra misera condizione umana.
di Roberto Valeri
21/04/2025