Grazie alla BCC di Ripatransone restituite al patrimonio artistico del Piceno tre opere d'arte
Con un consistente contributo al restauro di tre opere artistiche attualmente visibili al Museo Vescovile ripano, la Banca di Ripatransone di Credito Cooperativo conferma la sua volontà di salvaguardare e valorizzare il patrimonio artistico delle comunità locali in cui opera quotidianamente.
Le opere restaurate sono: la Statua di San Biagio, la Grande alzata d’altare e la tela raffigurante la Madonna con Bambino e Santa Monica che distribuisce le cinture ai religiosi dell’ordine agostiniano.
La Statua di San Biagio, scolpita in legno, è stata rinvenuta nel 1999 nei locali della sacrestia della Cattedrale di Ripatransone durante un inventario dei beni artistici diocesani. L’opera, risalente al 1400, versava in cattive condizioni avendo perduto interamente il rivestimento in gesso e la pittura originaria, è stata recuperata grazie ad un minuzioso lavoro di restauro che ne ha mantenuto tutte le caratteristiche originali e l’ha resa nuovamente fruibile agli appassionati delle bellezze artistiche.
La grande alzata d’altare, realizzata nel corso del XVIII secolo ed è un’opera tipica dell’artigianato artistico marchigiano dell’epoca. Realizzata in legno sagomato e dipinto, proviene dalla chiesa di Santa Maria d’Agello dalla quale è stata rimossa solo in occasione di questo restauro e del successivo trasporto. Si tratta di una pregevole opera d’illusionismo prospettico con effetti di trompe l’oeil.
L’opera di restauro della grande tela raffigurante la Madonna con Bambino e Santa Monica che distribuisce le cinture ai religiosi dell’ordine agostiniano, è stata frutto di un lavoro impegnativo e minuzioso considerando la sovrabbondanza di particolari e l’affollamento nel dipinto di personaggi delle storie sacre. Il dipinto cinquecentesco di Giovan Battista Ragazzini, realizzato per l’altare maggiore della chiesa nella seconda metà del XVI secolo, fu rimosso per consentire la trasformazione dell’aula a sala convegni e, oltre ad essere tagliato, nel corso del Novecento fu sottoposto a numerose dipinture per poi rimanere a lungo nascosto nei locali della curia vescovile. L’opera appartiene alla cerchia dei cosiddetti ‘pittori sistini’, che interpreta in modo esemplare il clima favorito dal concilio di Trento, promuovendo una pittura destinata alla devozione popolare semplice e narrativa, fondata sulla chiarezza e sul ‘decoro’ classicista.
L’artista, attivo tra il 1547 e il 1585 ha operato in vari paesi della Romagna, dell’Abruzzo, dell’Umbria ma soprattutto nelle Marche, dove ha realizzato le opere di maggiore impegno, come gli affreschi per la chiesa di San Paterniano a Fano o i dipinti della cappella Pancalducci nel santuario di Santa Maria delle Vergini a Macerata (1581), complesso arricchito da altre importanti opere durante il pontificato di Sisto V.
di Vittorio Bellagamba
25/01/2007